Ammetto che quando ho sentito parlare la prima volta di Rosa Genoni, non avevo idea di chi fosse. Ancora più grave il fatto che per molti anni la mia professione si sia svolta tra moda e bellezza…. Una donna vissuta dal 1867 al 1954, densa di vita, un concentrato di energia che applica senza risparmiarsi al lavoro e alle sue convinzioni femministe e pacifiste, in un mondo che si prepara alla guerra.
Ma ancora oggi questa donna non ha perso il suo straordinario potere di coinvolgimento, dopo ben un secolo! E la mostra a lei dedicata a Milano, all’Archivio di Stato (Via Senato 10 – fino al 17 marzo) ne è la testimonanza: un viaggio nel suo mondo, pioniera come femminista e come pacifista partendo dal lavoro di sartina, in un mondo difficile come poteva essere l’Italia e l’Europa dei primi anni del ‘900.
Arriva giovanissima a Milano dalla Valtellina, inizia dal gradino più basso nelle sartorie milanesi, ma è straordinariamente determinata: studia alle scuole serali, impara il francese, entra nei circoli socialisti, testimonia con la sua vita la sua assoluta convinzione nell’emancipazione femminile. Diventa presto direttrice della Maison Haardt, con una idea forte: che la moda italiana non sia inferiore a quella francese, ma anzi possa essere superiore grazie al suo contenuto di arte, storia e manifattura artigiana unica al mondo. Unisce il suo lavoro in sartoria a un forte impegno filantropico e civile. Insegna sartoria alla Società Umanitaria, lotta per i diritti delle lavoratrici, per le detenute del carcere milanese apre un atelier, un asilo e un ambulatorio. Ha una vita rocambolesca, è un’instancabile paladine dei diritti civili in Italia e nel mondo come testimoniano lettere e documenti inediti in esposizione.
La mostra è curata da Elisabetta Invernici e dalla nipote di Rosa Genoni, Raffaella Podreider ed è divisa in due parti, una dedicata alla sua moda ed alla ricostruzione e realizzazione di alcuni abiti e delle sue lavorazioni che ne rivelano il gusto e l’abilità manifatturiera, l’altra è un passaggio storico tra le testimonianze reali della sua attività sociale e politica. Una doppia anima o forse una donna multitasking ante-litteram che era capace di grandi cose, senza fare rumore, come tutte le donne sanno fare da tempo immemore. Forse alcune più di altre.
Una mostra davvero da non perdere, per avere un pensiero d’orgoglio di genere, autentico e radicato.