E’ difficile che scelga un libro a scatola chiusa, ma questa volta è successo, questa copertina così variopinta mi ha conquistata subito con la sua densità di azzurro, nella libreria della Stazione Centrale di Milano.
Una volta salita sul treno ho iniziato questo libro, di cui non sapevo nulla e del quale ignoravo anche l’autore, che mi ha letteralmente conquistata, portandomi per mano in una narrazione delicata e profonda.
Il libro racconta di persone che si trovano in un paese straniero con una cultura che non riconoscono, circondati da olandesi che giudicano ogni loro azione per decidere se siano buoni o cattivi; e per questo si sentono confuse, hanno sentimenti contrastanti, non sanno ancora che direzione dare alla propria vita, chi vogliono essere e per quali motivi. Penso che sia il modo più sincero per parlare di un tema che coinvolge milioni di persone in carne e ossa ma che diventa subito numero, mero dato statistico diffuso dai media e utilizzato a vari scopi politici.
Un pappagallo volò sull’Ijssel si apre con la storia di Memed, un meccanico iraniano che arriva in Olanda con documenti falsi per curare la figlia Tala, affetta da una malformazione congenita al cuore, la sua storia si intreccia con quella di Pari, in un centro di accoglienza al seguito del marito, membro di un gruppo ribelle filoiracheno, e poi con quella di Lina, l’interprete che ha appena cominciato il suo cammino di inserimento nella società olandese, e di Khalid, pittore di talento. Le storie si mescolano in un equilibrio quasi musicale e raccontano il quotidiano con limpidezza e sincerità. Le difficoltà ad inserirsi in una società diversa diventano i pilastri di un nuovo mondo più cosmopolita e aperto, anche in una piccola comunità della campagna olandese.
Kader Abdolah, scrittore iraniano scrive in olandese, crea uno stile unico trasformando la sua tradizione narrativa persiana in una nuova matrice pienamente nordeuropea, usando con disinvoltura la sua lingua d’adozione tiene vivo un clima favolistico e sognante. Un pappagallo volò sull’Ijssel celebra i dubbi e la libertà della transizione, due mondi lontanissimi che si studiano, la bellezza e lo sgomento della confusione nell’avvicinamento inevitabile.
“Insegnami a piangere. E se piango. Insegnami a dire: non è niente.”
Così è iniziata la mia scoperta di Kader Abdolah, un vero e proprio innamoramento per questa storia, per uno stile narrativo talmente coinvolgente, da trasportarti mentalmente nella storia. Ho letto altri libri di questo autore e tutte le sue storie di emigrazione hanno come matrice la trasformazione dell’uomo in questa avventura di vita che lo porta incontro a nuovi mondi e nuove culture. Questo libro è stato come un primo amore, mi ha toccato nel profondo, con una delicatezza ed un’umanità rare a contatto con un argomento così umanamente attuale e controverso.